lunedì 12 agosto 2013

O cari ceci, che di bontade immensa, sempre presenti alla nostra mensa...

Oggi, giornata di trebbiatura dei ceci.
I ceci sono i semi del cicer arietinum, una pianta nota già agli antichi egizi, e molto utilizzata nella cucina di tutto il mondo. E' caratterizzata da bellissimi fiori bianchi o fucsia, da cui poi si produrranno i baccelli (come in tutte le leguminose) che contengono i ceci


Nella storia della cucina italiana possiamo vedere i ceci tra i legumi più amati dagli Etruschi, e poi dai romani
Sono molto nutrienti e per questa loro caratteristica il loro impiego è sempre stato legato essenzialmente a due utilizzi: la dieta degli sportivi (i ceci erano l’alimento di base dei gladiatori romani), e la cucina povera, dove i ceci sostituivano egregiamente la carne.
Altro pregio dei ceci è di essere tra gli alimenti che meno suscitano reazioni allergiche.
Grazie al loro contenuto di fibre, sono utili come regolatore intestinale.
Contribuiscono anche ad abbassare i livelli ematici di colesterolo e glucosio.
I ceci contengono anche acidi grassi insaturi, meglio conosciuti col nome di Omega 3, che, oltre a prevenire gli stati di depressione hanno la proprietà  di apportare benefici al ritmo cardiaco evitando così l'insorgere di aritmie al cuore.



I ceci sono usati in una grande varietà di ricette.
Da soli possono essere usati nelle insalate, in zuppe o stufati, o come spuntino veloce
Una ricetta tipicamente toscana è la torta di ceci o "cecina", particolarmente diffusa lungo tutta l'area marittima



Una leggenda racconta che sia nata casualmente nel 1284, quando Genova sconfisse Pisa nella battaglia della Meloria. Le navi erano sospinte oltre che dal vento anche dalla forza dei rematori, spesso alimentati con zuppe di legumi ben conservabili come i ceci.
Dopo la battaglia le galere della “Lanterna” erano così affollate di riottosi vogatori da perdere la loro proverbiale agilità, e sembra che una di queste imbarcazioni, solcando il Golfo di Biscaglia, si sarebbe trovata per diversi giorni al centro di una tempesta.
L’acqua di mare imbarcata provocò gravi danni nella stiva: i ceci si ammollarono, qualche barile di olio si sfasciò, e l’umido ridusse tutto in una purea.
Quando ritornò il bel tempo, fu scoperto il piccolo disastro arrecato alle provviste e, per il fatto che i viveri erano diventati scarsi, ai prigionieri fu data da mangiare l’informe cibo.
Qualcuno dei pisani rifiutò la purea, abbandonando la scodella sul banco, salvo poi riappropriarsene il giorno dopo, quando i morsi della fame erano diventati irresistibili.
Un’intera giornata di esposizione al sole aveva però trasformato la pietanza in una specie di focaccetta, qualcosa di diverso dalla poca appetitosa poltiglia di ceci.
La scoperta casuale interessò i genovesi che ne perfezionarono la ricetta cuocendola in forno a legna, e battezzandola per scherno agli avversari “oro di Pisa”.

Ottima !...Vi consiglio di venire ad assaggiarla

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